A 150 anni dalla nascita, Chiavenna celebra il poeta che raccontò in versi la Piccola Patria, valorizzando i luoghi che hanno reso celebrile opere dell’autore.
Se oggi Giovanni Bertacchi è un autore celebrato e riconosciuto a livello nazionale, molto di questo merito si deve a Chiavenna.
I luoghi emblematici della cittadina incastonata nelleAlpi, nelle sue malinconiche atmosfere di fine Ottocento,hanno saputo ispirare e valorizzare lo spirito narrativo che ha poi dato un´impronta unica alle novelle in versi del Bertacchi.
Per l’autore, Chiavenna ha rappresentato sempre quel porto sicuro a cui fare ritorno con la memoria, specialmente nei momenti difficili e di isolamento che hanno caratterizzato la sua vita in varie occasioni. I suoi versi, carichi a volte di ironia, a volte di nostalgia, ben descrivono la Chiavenna nella quale Bertacchi cercava rifugio.
Immagini nitide raccontate ad esempio in "I düu campanín" ricordando i campanili di San Lorenzo e di San Bartolomeo, i crotti in "O Lüchinét", la stazione ferroviaria in "Quant l Spinàz", e l’intero borgo nella candida atmosfera natalizia nella notissima "Un momént de nostalgía", solo per citarne alcune. Un legame indissolubile, che la comunità di Chiavenna e della valle intera, ha mantenuto e rafforzato nel corso degli anni. Al poeta, infatti, gli amici avevano regalato un crotto, alla Crosét alle spalle di Pratogiano, oggi magnificamente recuperato.
A lui hanno dedicato il rifugio al lago d’Emet, in alta Valle Spluga, poi una scuola, delle vie e, come detto, la piazza in centro Chiavenna.
Molteplici luoghi che oggi, a un secolo e mezzo dalla sua nascita, racchiudono ancora scampoli di quella matrice originaria che seppe ispirare il poeta e che vale la pena di riscoprire, visitandoli di persona, magari leggendo le opere che Bertacchi dedicò a loro. Una modalità originale, per leggere la città sotto una prospettiva diversa, più intima e profonda.
LA STORIA
Giovanni Bertacchi nacque a Chiavenna il 9 febbraio 1869, esattamente 150 anni fa, nell’edificio che oggi ospita la filiale di un istituto di credito nella piazza intitolata proprio al poeta.
La famiglia paterna era arrivata a Chiavenna a inizio secolo da Tremezzo sul lago di Como. La madre Teresa Morelli gestiva una piccola bottega, mentre il padre Giuseppe aveva un piccolo laboratorio da falegname. Bambino capace e intelligente, Giovanni Bertacchi compì gli studi a Chiavenna, proseguendo quelli superiori a Como. Si diplomò
nel 1888, lo stesso anno in cui uscì la sua prima raccolta poetica (Versi) e in cui incontrò Giosuè Carducci, il grande poeta che saliva a Madesimo in villeggiatura. Grazie ad una borsa di studio, Bertacchi si iscrisse all’Accademia scientifico-letteraria di Milano. Insegnò per diversi anni al ginnasio Parini e poi al liceo Manzoni, con una breve parentesi nel 1898. Erano anni difficili e Bertacchi, temendo ritorsioni per alcune sue prese di posizione, andò in “esilio volontario” nella vicina Bregaglia svizzera, dove ebbe modo anche di conoscere il pittore Segantini.
Nel 1916 insegnò letteratura italiana all’Università di Padova, “per chiara fama di poeta”. Nel 1929 venne pubblicata la sua ultima raccolta poetica, iniziando la produzione di liriche in dialetto chiavennasco destinate agli amici o tutt’al più a riviste settoriali. Malato da tempo, Bertacchi trascorse i suoi ultimi anni in una casa di cura di Milano, dove morì il 24 novembre 1942.
Negli anni a venire la sua poesia, che la mutata poetica e il regime fascista contribuirono a spegnere, fu rivalutata, il suo ruolo di portavoce della sua valle e della sua gente giustamente riportato in vita.
Ecco allora che ancora oggi vediamo realizzato il suo desiderio, espresso ovviamente in rima:
"Il carro oltre passò, d’erbe ripieno,
e ancor ne odora la silvestre via.
Sappi fare anche tu come quel fieno;
lascia buone memorie anima mia".