Testo e foto Associazione Giardino Alpino Valcava
Nel fondovalle di Madesimo, lungo la dorsale degli Andossi, sorge un luogo unico, accessibile a tutti in cui sono coltivate le erbe e le piante tipiche dell´area Alpina. Aree verdi quel bellissimo giardino delle Alpi.
Da quando lo abbiamo raccontato sulle pagine di questa rivista sono passati diversi anni e il Giardino della Valcava è lentamente - ma costantemente - cresciuto.
Qui però non ripercorriamo i cambiamenti, ma lo guardiamo come se fosse la prima volta, perché la sua evoluzione è anche la nostra: le cose vive cambiano, ma cambiano anche chi le frequenta e, diciamo così, le coltiva.
La parola dialettale pidrioo significa imbuto, è anche l’avvallamento creato sulla sommità della Valcava dall’erosione del ruscello carsico che scende verso
Madesimo. Lì si estende il Giardino. E’ diventato, in questi anni che lo vedono chiuso al pascolamento, un ridente prato fioritissimo, con la vegetazione arborea, tenuta a stento a freno, che tende ad appropriarsi di tutta la superficie del sito. Noi sfalciamo i terreni a rotazione, manteniamo i sentieri e coltiviamo piccoli campi con colture storiche della montagna purtroppo oggi abbandonate: orzo, grano saraceno, segale, patate di Starleggia, lino. Attività che si è dimostrata precorritrice.
Area di ricerca
Negli ultimi tre anni abbiamo affiancato, con altre associazioni valligiane, la Comunità Montana e la scuola Alberghiera che, con l’ausilio del Dipartimento di Scienze della Terra e dell’ambiente dell’Università di Pavia, ha avviato un percorso di collaborazione fondato sulla ricerca, lo studio e la sperimentazione nel recupero delle vecchie coltivazioni locali e della conoscenza delle erbe spontanee. Queste pratiche possono essere di supporto ad una agricoltura basata su specie e colture diversificate, compatibili con le condizioni locali, in modo che possa diventare volano per la riqualificazione del nostro territorio. Ma non solo, iniziative così garantiscono il necessario grado di “resilienza”, ovvero di resistenza attiva o adattamento al degrado degli ecosistemi e agevolano gli spostamenti e la diffusione delle specie e la salvaguardia di quelle endemiche.
Habitat spontaneo
Così, il censimento delle piante spontanee presenti al Giardino effettuato nell’anno 2017/2018 dai professori Rossi e Ardenghi del Dipartimento di Pavia, ha prodotto un elenco di 212 elementi, numero decisamente importante per un terreno di 50.000 mq. Nei pressi dei campi abbiamo realizzato due fabbricati in legno: il primo, del 2007, è in abete proveniente da una segheria, squadrato e perfettamente sigillato, è la struttura di servizio alle nostre attività. L’altro, tutto in larice, comprese le scandole di copertura, lo abbiamo costruito nell’arco di cinque anni, tagliando i larici del bosco sottostante. Ha struttura a travi tonde appena scortecciate con vistosi spazi tra l’una e l’altra, come i fienili di una volta, ed è destinato all’ostensione di attrezzi contadini.
Testimonianza preziosa
Si tratta di una raccolta nemmeno lontanamente esaustiva di una attività, ma quegli oggetti di antico “design” (quattro zappe tutte diverse, una accetta col manico storto, tre diversi vagli e altro) sono lì a dire che un attrezzo, nel passato, era il prolungamento del braccio e rappresentava un modo di approcciarsi al fare sempre diretto; prevedeva una profonda conoscenza della finalità dell’azione e della risposta del destinatario. Ora gli attrezzi sono progressivamente sostituiti dalle macchine che ci allontanano dal mondo delle cose e che ci portano ad adattare le cose alle macchine con una potenziale violenza sempre crescente (la falciatrice che entra nel campo e ne esce depositando sul prato la balla di erba confezionata, la mietitrebbia, la meccanizzazione che richiede campi vasti e piani, grandi estensioni uniformi e condanna all’abbandono la povera e piccola agricoltura di montagna).
Spazio libero
Il luogo è frequentato liberamente da chi ha voglia di salire fin lì in qualsiasi momento
dell’anno, perché non si corre nessun rischio nemmeno dopo le più forti nevicate. Nella
buona stagione, in assenza di personale dell’Associazione, ci si documenta leggendo i tabelloni illustrativi delle dieci aree floristiche che lo caratterizzano e i numerosissimi cartellini dedicati a singole essenze. Nei mesi di giugno, luglio, agosto e settembre organizziamo visite guidate che hanno finora visto prevalere l’interesse erboristico, ma che da quest’anno proporranno anche temi ambientali, storico/territoriali, botanici in genere. Si tengono concerti musicali, soci particolarmente predisposti alla buona cucina, hanno organizzato e organizzeranno giornate gastronomiche aperte a tutti. Diventerà di routine il concerto e la festa conviviale tenuta quest’anno per l’equinozio d’autunno e sarà allargata a tutte le quattro giornate degli equinozi e dei solstizi.
Come raggiungerci
Il Giardino della Valcava è accessibile dalla Statale che da Madesimo conduce allo Spluga, da lì ci si porta in località Martegn (ristoro Magnum), dove dalla fontana posta in corrispondenza del bivio si segue la sterrata che va a Stuetta, e, passato il piccolo fabbricato dell’acquedotto, si segue il vallone fino a raggiungere il Giardino. Da Madesimo, attraversato il fiume al ponte romano in fondo valle, si imbocca la Valcava con un itinerario coloratissimo tra il verde cupo degli abeti sulla destra, il rosso calcare degli sfasciumi ed il verde pallido dei larici sulla sinistra, sotto il brandello di cielo che incombe sullo stretto orizzonte della valle.
Ancora dal paese, per un’alternativa più dolce, si segue la ciclabile fino a Martegn e poi
su, fino al Giardino. Infine c’è la possibilità, per chi ha una certa confidenza con gli Andossi, di percorrerli liberamente da qualsiasi direzione, nella loro impareggiabile altalena di onde e dossi per approdare al Giardino con un improvviso mirabile colpo d’occhio.