Foto di Enrico Minotti
Apprezzare la quiete di un tipico borgo alpino, alla scoperta di un luogo suggestivo dove permangono le testimonianze di un passato intenso e vitale.
Gli alpeggi sono un mondo a sé, lontano dalla folla turistica, dal caos e dal traffico. Luoghi dalla bellezza delicata, ricchi di storia e tradizioni da preservare. Ed è anche per questo che oggi meritano un´attenzione speciale poiché offrono uno scorcio autentico sulla vita delle popolazioni che hanno vissuto la montagna in perfetta simbiosi con questo habitat, al prezzo di grandi sacrifici.
Anfiteatro alpino L´Alpe Servizio, affacciato sopra Campodolcino, è tra gli alpeggi più rappresentativi della Valle Spluga. Fino a non molti decenni fa, ogni estate gli abitanti delle frazioni di Prestone, Pietra e Portarezza trasferivano quassù - a quasi 2000 metri di quota - il loro bestiame, vivendo per alcuni mesi in quello che a tutti gli effetti si presenta come un anfiteatro naturale incastonato tra le pieghe della montagna. I carden Che fosse un luogo abitato lo testimoniano i resti delle tante baite che oggi giacciono in rovina. Cumuli di pietre rimandano alla presenza dell´uomo, distribuito in tanti piccoli nuclei che ancora oggi portano il nome di un tempo: Colvedro, il Motto, Corte S.Pietro, la Croce e Servizio Basso.
Costruire una baita, un fienile, significava applicare, saper selezionare e lavorare le materie prime disponibili sul posto - pietre e legno -, applicando l´antica tecnica costruttiva dei "Carden", già in uso prima dei Romani. Il richiamo della montagna Quassù domina la natura. Se dotati di un buon binocolo, non è raro riuscire ad osservare cervi, stambecchi, camosci e marmotte immersi nel loro habitat. Esemplari della fauna alpina che si mescolano alla
flora ricca di profumi e colori. Oggi, l’Alpe Servizio esprime parte di un patrimonio
turistico da preservare, dalle forti connotazioni ecologiche ed educative. Itinerari Ci sono due possibilità per raggiungere l’Alpe Servizio. La prima parte da Campodolcino, all’altezza del lago di Portarezza. Qui il sentiero sale lungo la sponda orografica destra, con un dislivello di circa 600 per un itinerario di poco più di due ore. Un’opzione, più lunga ma meno impegnativa sotto il profilo della pendenza, è quella che parte da Starleggia. Una volta lasciata l’auto nel posteggio alla fine del borgo, si prosegue a piedi verso San Sisto, tenendo bene d’occhio le indicazioni che segnalano la deviazione verso sud.