Chiavenna

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Il lago dei rododendri

testo e foto di ENRICO MINOTTI
 
Lassù, a 2288 metri di altezza, all’estremo limite sud-ovest della Valle del Drogo, occhieggia, incastonato fra le rocce appena sotto la bocchetta di Lendine, tra il Pizzo Campanile a nord e il Pizzaccio a sud, l’incantevole Lago Caprara. Siamo in Valle Spluga. La Valle del Drogo è un luogo che suggerisco in tutte le stagioni. Ho atteso la primavera e in particolare la fioritura dei rododendri che, a mio parere, donano un notevole valore aggiunto alla già superlativa bellezza della vallata.
 
Da attento fotografo, per valorizzare al meglio il fascino di questa escursione, ho scelto un itinerario poco più lungo ma esteticamente appagante. L’escursione, adatta a camminatori preparati, prevede circa 1400 metri di dislivello, per oltre tre ore di cammino. Per chi volesse prendersela comoda, ci si può appoggiare al bivacco Valcapra a quota 2164 m., un centinaio di metri sotto il lago. All’altezza del paese di San Giacomo Filippo, si lascia la SS36 per seguire le indicazioni verso Olmo (1056 m.). Lasciata l’auto nei pressi della bella Chiesa SS.Trinità, individuiamo facilmente il sentiero che sale all’Alpe Laguzzolo e al vicino Lago Grande, nostra prima tappa.

Il tracciato è evidente e tenuto davvero molto bene. Buona parte si snoda al riparo di un magnifico bosco di larici sino agli ampi pascoli dove sorgono le baite di Laguzzolo (1768 m.). In questa stagione la quota è ideale e già qui lo spettacolo e i colori dei rododendri in fiore lascia senza fiato. Le baite sono quasi tutte ottimamente ristrutturate, praticamente degli chalet, sembrano costruite in una gigantesca magnifica fioriera naturale.
Superiamo il borgo e di nuovo nel lariceto raggiungiamo il Lago Grande (1889 m.). Luogo ameno e bellissimo, con rododendri ovunque ad incorniciare e colorare le sponde ombreggiate dai larici. La silenziosa quiete è rotta soltanto dall’ipnotico tambureggiare di un picchio. Ci lasciamo alle spalle il lago e scendiamo all’Alpe Lendine (1710 m.). La sensazione è quella di compiere un vero e proprio tuffo nel passato, con le mucche che pascolano tranquillamente tra le case.
 
Con un ultimo sforzo ci dirigiamo a ovest verso la bocchetta di Lendine, già visibile a distanza. Ora il sentiero è decisamente più impegnativo, sia per il fondo che per la pendenza a tratti assai marcata. Ci conduce con una serie di tornantini tra magri pascoli e pietraie dapprima alla balza del bivacco Valcapra (2164 m.) e poi più agevolmente al lago Caprara. Il luogo è contemporaneamente selvaggio e affascinante, isolato e totalmente silenzioso. Qui si inizia a percepire il senso dell’alta montagna. La vista è strepitosa. Soprattutto a oriente verso le Alpi Retiche, con il pizzo Stella e il Galleggione in primo piano e in lontananza la val Bregaglia e l’Engadina dominata dal Bernina, dalla cima di Castello, il gruppo delle Sciora, il Cengalo e il Badile. Suggerisco il rientro per la stessa via, evitando magari, per brevità, di ritornare a Laguzzolo e scendere invece direttamente a fondovalle, passando per l’alpe Corseca e Zecca.
 






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