Foto e testi di Roberto Ganassa.
Era tanto che pensavo di salire quassù in autunno. Un proposito che purtroppo in passato è stato condizionato negativamente dal meteo avverso. Alla fine però, con un po’ di pazienza, lo scorso anno ho avuto modo di approfittare di un periodo di caldo e sole che ha regalato una stagione colorata. Ogni volta rimango affascinato dal panorama che si estende fino al Lago di Como. E’ soprattutto il lago di Mezzola ad ipnotizzarmi. Sembra di poterlo toccare allungando una mano. Come sempre salgo in tranquillità, mi fermo spesso per potermi godere e fotografare il panorama. Dalla Cappelletta il sentiero comincia ad inoltrarsi nella valle e si rilassa sui prati di Avedèe, finalmente proprio da qui, Codera si mostra, là in fondo. Tutte le volte nella mia testa si ripete la stessa domanda: “Ma chi sarà stato colui che ha deciso di andare a vivere a Codera?”.
Perché scegliere un luogo così nascosto, selvaggio e difficile da raggiungere? Le risposte ci sono e il mio cervello torna indietro nel tempo e prova ad immaginare le ipotesi. Proseguo verso Codera mentre la valle mi avvolge con i suoi colori caldi. E’ tutto giallo con varie sfumature arancio e rosse. Passata la galleria gocciolante arrivo a Codera.
Trovo ad accogliermi il grosso Acero colorato e il campanile che sembrano darmi il benvenuto, in questo paese senza tempo. Girovago un po’ per il paese, vorrei salire almeno fino a Bresciadega ma cambio idea, forse è troppo tardi, forse là dentro è tutto in ombra. Dunque mi prendo una pausa e mi gusto una fresca birra all’aperto offerta dal gestore dell’Osteria Alpina. Dopo l’appagante pausa, decido di non tornare dalla via di salita ma percorrere l’anello che passa dal borgo di San Giorgio e successivamente scendere nuovamente a Campo Mezzola.
Dunque da Codera attraverso il bellissimo ponte in sassi poi proseguo superando l’alpe Cii e successivamente giungo al cartello che mi segnala la deviazione per Cola. Non posso rinunciare ad una visita a questo borgo dal panorama grandioso. Tornato sui miei passi attraverso emozionanti posti selvaggi prima di avvistare San Giorgio, il nucleo costruito su un poggio invisibile dal basso. In questo periodo è contornato da tutti i colori, sembra immerso in una scenografia degna di una favola. Visito il paesino fotografando qua e là. Ora il sole basso mi avvisa che è meglio che mi affretti se non voglio scendere con la luce frontale accesa. Percorro il ripido sentiero che in poco tempo mi riporta nei pressi dell’auto. Dal parcheggio alzo lo sguardo, da qui l’anello compiuto non si vede ma con la mente ripercorro velocemente l’itinerario immaginando di aver attraversato un sogno, lasciandomi addosso il profumo dell’autunno.