A cura di Franco Geo Gallegioni, Guida Alpina
Foto di Michele Iosi, riprese aeree con Elitellina
Nel 2015 sono stati ultimati i lavori alle Ferrate di Daloo e Mese, due vie verticali uniche nel loro genere, da approcciare con il giusto metodo.
Sono essenzialmente due i modi per affrontare una parete.
Uno, il primo, affidandosi alle proprie capacità ed alla sicurezza di corda e chiodi. Pochi fanno a meno di questi attrezzi, esaltando così le peculiarità di questo salire. Consigliabile non emularli. L’altro modo, il secondo, è quello di affidarsi a “marchingegni” infissi nella roccia che permettano una salita facilitata e sicura, la più sicura possibile, senza nulla sottovalutare.
Dal condizionamento dovuto alla vastità dell’ambiente, alla verticalità ed al senso di vuoto che provoca, alla capacità di intuire la presenza di pericoli oggettivi (l’esperienza fà da padrona), di un salire sì facilitato nel movimento, ma pur sempre richiedente molta attenzione, anche nella scelta delle dotazioni personali.
Abbiamo proposto la riscoperta di un itinerario storico, ai più sconosciuto, che ci ha lasciato letteralmente a bocca aperta la prima volta che lo abbiamo salito. Dopo quarant’anni ci ha ancor più meravigliato per l’arditezza, per la capacità degli scopritori nella ricerca di un itinerario all’interno di una grande parete, quella del “Sench di Daloo”, quella che dai boschi di Pianazzola si innalza verticale fino ai prati di Daloo, quella che è servita da recinto naturale per pascolare capre e capretti, quella che, in epoche meno recenti è servita da “balcone” per coltivare “de scondon” e quindi “de sfross” anche il tabacco, epoca che ha visto su questi dirupi anche movimentazioni partigiane. Piccola storia locale, probabilmente poco nota, ma che, come altre, sentiamo profondamente nostra per i sacrifici e per i rischi a suo tempo richiesti. Nel valorizzare il “cengione del Grusus” (toponimo della zona) non potevamo far finta di niente.
La parete a lato del cengione si prestava anche per un qualcosa in più…, un qualcosa di moderno, ma che sapesse riprendere antiche necessità.
E’ nata così, in seno alle Guide Alpine locali, l’idea di una via ferrata lungo la parete che sovrasta Bette. Ottima l’esposizione anche per una salita nella calura estiva (le migliori quelle autunnali /primaverili), stupendo il panorama che, dominando i tetti di Chiavenna, spazia dal Lago di Mezzola, al Pizzo di Prata, al Pizzo Badile, alle cime dello Spluga. La verticale, poi, impone una gestualità sempre appagante, continua, mai estrema. Bello, bello, sì, però non adatta a tutti. Per preparare “tanti di quei tutti” a questo nuovo modo di salire abbiamo pensato ad un approccio meno impegnativo, più graduale che aprisse le porte ad un’attività nuova in Valle, ma altrove molto presente. Le Dolomiti (ma non solo loro), patria storica delle ferrate dai tempi della Grande Guerra, propongono innumerevoli itinerari molto frequentati e diventati oggetto di una vera e propria disciplina sportiva con tanto di libri-guida e proliferare di attrezzature specifiche.
Abbiamo pensato alla falesia di Mese che, per sviluppo ed esposizione, ben si prestava a questa necessità, convinti che il risultato finale potesse soddisfare in crescendo (in termini di
difficoltà) i fruitori ed il nostro non poco lavorare. Inoltre la visita ai nuclei di Daloo e di Madonna delle Grazie avrebbe costituito un qualificato completamento di una ricca giornata in Valle.
Detto…fatto.
Abbiamo lavorato lo scorso anno, lo abbiamo fatto grazie ai contributi regionali ed all’interessamento dei nostri Amministratori di Valle e Comunali. Abbiamo dedicato la ferrata di Mese a Gianni (Succetti), per decenni consigliere del C.A.I. Chiavenna nonché animatore dell’alpinismo giovanile, quella di Daloo a Pietro (Biasini) la Guida Alpina che ha lavorato con noi per la realizzazione delle ferrate, entrambi mancati precocemente.
A tutti raccomandiamo la massima prudenza e invitiamo chi volesse, ma non se la sentisse di affrontare la ferrata in autonomia, di contattare una Guida Alpina.
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Relativamente agli aiuti di Stato e aiuti de Minimis, si rimanda a quanto contenuto nel
“Registro nazionale degli aiuti di Stato” di cui all’articolo 52 L. 234/2012 (www.rna.gov.it).