Da lunedì a sabato: 9-12.30 e 15-18.30
Domenica: 9-12.30
Martedì: chiuso
Oggi, con l’impiego delle ciaspole, è possibile inserire questa meta situata nel territorio di San Giacomo Filippo, tra le destinazioni delle escursioni invernali. Quando le condizioni della neve e del meteo lo consentono, il Cai di Chiavenna organizza varie uscite sui borghi circostanti, includendo da qualche anno anche il nucleo di Lendine, a circa 1700 metri di altezza sulle Alpi Lepontine. La partenza dell’itinerario è nel piazzale della chiesa di Olmo, a quota 1050 metri. Non occorre mettersi in marcia all’alba: si può cominciare il cammino alle 8.30, anticipando i raggi del sole che spunteranno di lì a poco dal Pizzone di Prata. Il dislivello che ci attende è di circa 700 metri, che completeremo nell’arco di circa 2 ore e mezza. Il tracciato invernale è il medesimo battuto d’estate, segnalato anche nella guida Kompass. L’attacco è piuttosto ripido e va superato con pazienza, compiendo vari tornanti sulla sponda innevata, fino alle stalle in località Zeca. Da qui il percorso svolta a destra in direzione nord-nord/ovest e diventa più dolce, addentrandosi nel bosco di larici. Il silenzio che circonda questi luoghi sembra quasi irreale. Ci si muove ora un percorso quasi pianeggiante, dove gli aghi arancioni caduti dalle piante ricoprono la neve creando un tappeto meraviglioso. Il bosco è rado e permette quindi una buona luminosità. La sponda non è tra le più soleggiate della valle: ciò va a vantaggio della conservazione prolungata della neve. L’arrivo a Lendine è ormai cosa fatta. L’origine di questo nucleo non è precisa. I documenti più antichi riferiscono la presenza di Lendine già nel 1300, come alpeggio di Olmo. Oggi c’è soltanto un caricatore che porta le proprie mucche quassù, utilizzando le circa 90 erbate disponibili. Lendine è una destinazione originale per chi ama le escursioni, lontana dai circuiti più battuti anche per l’assenza di strade carrozzabili. Durante l’inverno questo luogo si appropria di una magia unica. La neve ammanta tutti i rilievi, rendendoli uniformi e conferendogli un aspetto naturale. Le tracce degli insediamenti antropici sono appena percettibili. La mano dell’uomo ha lasciato segni minimi, integrandosi con rispetto all’essenza della montagna, riuscendovi a farvi parte in modo spontaneo. In zona non ci sono rifugi, né bivacchi: quindi se intendete organizzarvi per una ciaspolata, ricordate di portare con voi tutto l’occorrente. Non è esclusa la possibilità di fare anche qualche incontro con le lepri bianche. Più difficile invece, imbattersi nel gallo forcello che d’inverno risparmia l’energie e limita al massimo i movimenti. Arrivati a Lendine prendetevi tutto il tempo che vi serve per ammirare il paesaggio che vi circonda, nel silenzio della montagna. Alle spalle del nucleo, sulla sinistra, si erge il Monte Mater (2460 metri), con alla base quelle depressioni caratteristiche che si chiamano Le Colmanette. Più a destra si eleva il Pizzaccio (2600 circa), il cui profilo prosegue verso il Passo di Lendine, da dove d’estate si può raggiungere il lago della Val Capra, in comunicazione con la valle della Forcola Svizzera e con la Val Bodengo. Questo tracciato però non è praticabile durante l’inverno. Sono luoghi che ebbero una notevole rilevanza durante gli anni del contrabbando e che oggi sono battuti da escursionisti e pastori. Ancora più a destra non passa inosservato l’uncino del Pizzo del Torto, che gli svizzeri chiamano invece Papalino: nelle giornate di sole questo picco è visibile anche dal bellinzonese. A Lendine c’è anche una piccola cappelletta dedicata alla Vergine: nel medesimo edificio si sta ultimando la realizzazione della Casa dell’Alpe, da utilizzare come bivacco. Testo a cura di Mauro Premerlani |
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